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Quando casa manca: affrontare i momenti difficili durante un soggiorno all’estero

Partire per un soggiorno o vacanza studio all’estero è una delle esperienze più formative che si possano fare, soprattutto da giovani perché significa uscire dal proprio contesto abituale, imparare si una lingua ma sul posto, conoscere nuove persone e abitudini, affrontare sfide inedite e scoprirsi capaci di gestire situazioni mai sperimentate prima.

A volte però l’entusiasmo iniziale, che fa salire un’adrenalina pazzesca e tanta voglia di sperimentare tutto questo, lascia il posto ad un senso di mancanza o nostalgia nei confronti della propria casa, della famiglia e degli amici.

La nostalgia può fare capolino anche nei momenti più belli: quando si rientra nella propria stanza dopo una giornata intensa e si vorrebbe raccontare qualcosa a qualcuno che è lontano, o semplicemente quando ci si sente sopraffatti da una routine nuova e faticosa; l’importante è rendersi conto che non è un segnale di debolezza, ma un’emozione che è giusta e merita attenzione, anzi se ignorata, può compromettere la qualità dell’esperienza all’estero.

Nostalgia e adattamento, un passaggio naturale: quali strategie adottare

Durante le prime settimane tutti coloro che sono partiti per un’esperienza di vacanza studio all’estero, solitamente studenti, devono attraversare una fase di adattamento: qui può capitare che l’entusiasmo iniziale lascia spazio a una lieve frustrazione, ad esempio quando la lingua sembra ostica, la cucina è diversa da quella a cui si è abituati e le abitudini quotidiane appaiono lontane anni luce dalla propria comfort zone. La nostalgia di casa prende il sopravvento ed è una reazione comprensibile, è il cervello che cerca stabilità in un ambiente sconosciuto.

Accettare questo passaggio come naturale è importante, occorre non sentirsi in colpa o pensare che stia andando tutto storto solo perché, in un momento di pausa, si sente il desiderio di tornare a casa. Basta sapere che è un modo che la mente usa per riorganizzarsi, per trovare nuovi equilibri: sicuramente aiuta parlare con qualcuno, come un compagno di corso, un tutor o persino con chi ci ospita, può aiutare a normalizzare quello che si sta provando e a condividerlo senza vergogna.

Capita spesso che la nostalgia si accentua nei momenti di inattività, quando abbiamo tempo di pensare e la mente si focalizza su ciò che manca: ecco che allora, una delle strategie più efficaci, è mantenerci impegnati. Non serve riempirsi di impegni a caso, ma di creare una nuova routine che aiuti a sentirsi parte del luogo in cui ci si trova, ad esempio potremmo perdere tempo libero ad imparare il nome delle vie delle strade che frequentiamo, fare colazione sempre nello stesso bar e interagire con qualcuno o il barista, iniziare a riconoscere i volti dei passanti, fare attività sportive nei parchi all’aperto, tutti piccoli gesti che rendono il posto meno estraneo.

Anche stabilire contatti con altre persone nella stessa situazione, altri studenti in vacanza studio, può fare la differenza, cos può capitare anche che si instaurino amicizie che durano nel tempo; aiuterà a sentirsi meno soli e più compresi.

Ovviamente bisogna mantenere un contatto con casa, ma andrebbe gestito con equilibrio: videochiamare i genitori ogni giorno può accentuare la distanza, mentre scrivere un messaggio al giorno ma videochiamarsi un paio di volte a settimana, permette di restare legati senza ostacolare il processo di inserimento.

Un altro modo per affrontare meglio la nostalgia è partire con sicurezza, pronti e organizzati: prepararsi per tempo offre maggiore sicurezza e stabilità. Prima di una vacanza studio all’estero, ad esempio, è importante verificare di avere tutti i documenti necessari.
Se si viaggia in Europa è sufficiente la carta d’identità, mentre per altri paesi è necessario il passaporto, e talvolta anche un visto, serve inoltre una copia digitale di ogni documento, da conservare su una mail o in cloud ed è bene anche non trascurare l’assicurazione di viaggio, che dovrebbe coprire non solo le spese mediche, ma anche eventuali smarrimenti di bagagli o cancellazioni e ci aiuta a non dover affrontare problemi logistici da soli, in un contesto sconosciuto.

Quando chiedere aiuto fa la differenza

Ma se nonostante tutto la nostalgia non passa o addirittura peggiora, se ci si sente giù per diversi giorni consecutivi e si fa fatica a dormire o ci si chiude in sé stessi evitando le attività sociali, è il caso di parlarne con qualcuno.

Le vacanze studio organizzate in modo professionale prevedono sempre la presenza di un tutor o di una figura di riferimento a cui rivolgersi. Non è una debolezza chiedere supporto, anzi è un segnale di maturità e consapevolezza.
Ecco perché affidarsi a un’organizzazione seria significa anche sapere di avere una rete alle spalle che può intervenire in caso di difficoltà. Un esempio è Trinity ViaggiStudio, che da anni si occupa di viaggi studio personalizzati e garantisce non solo esperienze linguistiche di qualità, ma anche un’assistenza costante e professionale per tutta la durata del soggiorno.

La buona notizia è che, nella maggior parte dei casi, la nostalgia tende a diminuire con il passare del tempo, quando il cervello si abitua, le nuove abitudini si consolidano e il senso di appartenenza cresce. Quello che prima sembrava estraneo diventa familiare, e si scopre con sorpresa di non pensarci più, ci si muove in autonomia, si parla con disinvoltura, si ha voglia di esplorare e ci si ritrova a pensare che, alla fine, non si ha poi tutta questa fretta di tornare a casa.