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Come insegnare a un bambino a dormire da solo

Per insegnare a un bambino a dormire da solo è necessaio fare in modo che si abitui in autonomia al ritmo sonno veglia: se è vero che la pratica del co-sleeping – vale a dire la pratica di far dormire il neonato insieme con i genitori nelle prime settimane o nei primi mesi di vita – si può rivelare molto utile e non ha controindicazioni particolari, è altrettanto vero che a un certo punto arriva il momento in cui il piccolo deve imparare a prendere sonno senza aver vicino la mamma e il papà. Gestire il distacco, tuttavia, può non essere così semplice: è essenziale, però, anche per far fronte a possibili situazioni di emergenza (la mamma via per lavoro, una sera in cui i genitori vogliono star da soli e chiamano una baby sitter, e così via).

Affinché lo scopo possa essere raggiunto, è necessario dare vita a una sorta di rituale per la nanna: si tratta, cioè, di impostare delle abitudini in virtù delle quali il bambino si possa sentire rassicurato. Nel momento in cui i piccoli sanno che cosa sta per succedere, essi sono più sereni e fanno meno capricci: ecco perché il rituale per la nanna, che le prime volte dovrà prevedere sempre la presenza della mamma, a mano a mano diventerà possibile anche in sua assenza.

Ma che cosa bisogna fare di preciso? Prima di tutto è importante che la messa a letto avvenga a un orario più o meno fisso, per abituare il corpo del bambino. Inoltre, occorre cominciare a mettere in pratica gli stessi gesti: per esempio iniziando con la pulizia dei denti, proseguendo con l’igiene personale e concludendo con la vestizione del pigiama. Per fare un paragone semplice ma efficace, i cani sanno quando stanno per uscire quando i loro padroni indossano la giacca: così i bambini possono sapere che sta per arrivare il momento di andare a nanna quando è ora di lavarsi i denti e di mettersi il pigiama.

Nel caso in cui questo rituale da solo non basti, ci si può aiutare con dei piccoli trucchi, sotto forma di attività rilassanti o di una favola della buonanotte da leggere. Gli esperti raccomandano anche il ricorso a un oggetto transizionale, vale a dire un oggetto che accompagni i bambini nel passaggio verso il sonno: l’esempio più classico è quello di un peluche, ma si può trattare anche di un ciuccio, di una bambola, di un pupazzo, di un panno morbido, di una maglietta con impresso l’odore della mamma, e così via. Non di rado questo oggetto viene scelto dai bambini stessi, in modo spontaneo: essi se ne sentono rassicurati, come se potessero trovarvi un aiuto o un appiglio in caso di problemi.

Ovviamente, per aiutare i bambini a dormire da soli è indispensabile non lasciarli da un momento all’altro: il che significa che, se si viene chiamati di notte dal piccolo, è opportuno andare da lui. Insomma, i risvegli sono normali, almeno nei primi anni di vita, ed è chiaro che l’ansia da separazione è un problema da affrontare in modo graduale.

Ci sono genitori che pensano che il modo migliore per comportarsi sia quello di non accorrere nel momento in cui i bambini invocano la loro presenza: se anche in questo modo i piccoli dovessero smettere di chiamare, però, non si avrebbe una risoluzione del problema, ma semplicemente ci si troverebbe alle prese con la sofferenza, una sorta di rassegnazione che non avrebbe alcun esito positivo. Infine, l’ultimo accorgimento da adottare è quello di favorire il legame del bambino con una persona diversa rispetto alla mamma, che si tratti di una nonna o di un’altra persona di fiducia (una tata).